venerdì 17 febbraio 2017

Sat Nam, il suo nome è Verità.




La prima volta che ho ascoltato Le Mura mi trovavo a un concerto de Il Teatro degli Orrori e, come si dice in questi casi, è stato subito amore. Tornato a casa, ho cercato sul loro conto quante più informazioni potevo e per giorni ho ascoltato in loop la bellissima “Uccidi il padrone”.



Quando ti innamori al primo ascolto hai due possibilità: o adori qualunque cosa che farà il gruppo in futuro oppure sarà come il risveglio dopo la prima notte d’amore.

Quella in cui la vedi senza trucco e, beh sapete come va a finire.

Per farvi capire come è andato il primo ascolto di Sat Nam, il loro nuovo album, vi dico solo che mi sono alzato e ho preparato la miglior colazione di sempre!

Se la meritano.

Il disco è stato pubblicato venerdì 17 ed è così buono che non c’è sfortuna che possa ledere la buona stella di questo lavoro.

Registrato al Real Sound di Milano e prodotto da Ettore “Ette” Gilardoni per Maciste Dischi è uno di quegli album che può finire senza problemi nella collezione degli amanti della buona musica rock, quella nuda e cruda che soffia nelle orecchie di chi ascolta la passione attorcigliata a un sound visionario e psichedelico.


Per l’occasione non si presentano da soli e possono vantare la collaborazione di Roberto Dell’Era (Afterhours, The Winstons), in La Donna giusta e Lino Gitto (The Winstons, Dellera) in Bestemmierò.

Musica che per fortuna poco o nulla ha a che fare con il peggior rumore italiano, ma si ricollega a sonorità e potenza degli anni ’70.

Per quanto possa tirarla per le lunghe e chiacchierare del più e del meno, le mie parole non servono a nulla, solo l’ascolto può convincervi e, credetemi, lo farà.

Passiamo alle presentazioni, chi sono Le Mura? Andrea Imperi (Voce), Gabriele Proietti (Chitarra), Gabriele Correddu (Basso), Bruno Mirabella (Batteria).


Il tema fondamentale è la femminilità vissuta come un’ossessione, un chiodo fisso che oscilla tra la sensualità e la capacità di alimentare deliri e paranoie. Lo stile musicale è personale, riconoscibile al primo ascolto in mezzo alla folla di album stampati in catena di montaggio, ma scendiamo nel dettaglio.

Il disco si apre con Tutto mi sta portando a te. Le pulsazioni della batteria e del basso hanno il potere di trascinarvi sulla strada da percorrere per giungere là dove nessun altro amante è mai giunto prima.



In Tilt si sente il respiro breve di una fuga inutile, quella lontano dai fiori del male, dalla crisi e dal rimanere da soli con un coltello in mano dopo aver incendiato il letto.


Con La donna giusta il mondo si ricompone in qualcosa di paradisiaco. Vi sembrerà che gli strumenti siano ricoperti di zucchero ma il brano ha il potere di ricordarvi perché davanti a quella giusta: “se fossi scemo diventeresti intelligente e se fossi intelligente diventeresti scemo”. Ah, l’amour!


Tapis roulant è un’interferenza nel senso, un posto in cui anche la stralunata chitarra elettrica iniziale si chiede cosa ci facciamo in un posto “dove si va ma non si va”.


Tu non capisci niente Jack. Un piacevolissimo ronzio armonico per spiegare a chi non conosce l’amore e vive chiuso in casa perché la vita, il mondo e tutto il resto è un posto fastidioso e in bianco e nero.

Las veglia. Si apre con il ticchettio delle bacchette. Il battito del basso e l’incedere della chitarra sono un metronomo per la profonda dichiarazione di odio verso il simbolo del fallimento dell’uomo.

Eleggerei Che cazzo mi frega come inno al libero interessamento alle cose “importanti” del mondo. Andrea ha la voce perfetta per dare il peso giusto al valore di una pagina facebook, ai vincitori di x-factor e alla “grande competenza e di un piccolo sapere” di un mondo che ha perso la bussola.


Adesso sei pronta. Le scosse elettriche della chitarra mettono in moto la voglia di incontrare sé stessi. Ascoltare questo pezzo mi ha riportato indietro nei primi anni ‘80, quando il rock era una insistente pulsione oscura post punk.


Tornerò in Salento a vomitare. In un momento di noia, Le Mura hanno offerto da bere alla vita in stile anni ‘60 e quella si è sbronzata sino all’osso. Hanno mescolato qualche nota, alzato il volume degli amplificatori e fatto nuove esperienze, ma è rimasta la voglia di tornare e rifare tutto dal principio.

Sat Nam si chiude con Bestemmierò, nel brano la chitarra vi cullerà su tutta la musica, alla deriva verso un destino che ancora deve venire ma che già si conosce.

Non vi resta altro che recuperare la vostra copia di Sat Nam nel negozio on line di Maciste Dischi.

Buon ascolto!

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